Per descrivere il mio percorso di vita e professionale basta rispondere a queste due domande: Perché ho iniziato a fare questo lavoro? E perché lo amo ancora tutt’ oggi?
Semplice, ho iniziato per passione.
Fin da piccolo ammiravo mia nonna cucinare, avrei potuto trascorrere le ore sotto al tavolo ad osservare le sue mani creare quelle piccole opere d'arte, le orecchiette!
Il suono del ribollire e del rosolare nelle pentole... musica per le mie orecchie!
Da quei profumi, da quei gesti, è nato il mio desiderio e così è iniziato tutto, veloce come un treno, come quel treno che a 17 anni mi ha portato a Vico Equense, dritto dritto verso
“La Torre del Saracino” di Gennaro Esposito
( 2 Stelle Michelin).
Ho imparato davvero tanto, ad avere rispetto, innanzi tutto, che il pesce non puzza, ma profuma. Il mio primo compito infatti era quello di andarlo a lavare, direttamente in mare, con la stessa acqua che lo aveva cresciuto.
Ho imparato che la cucina, anche se gourmet, non deve mai dimenticarsi di due cose: della tradizione della terra nella quale viene concepita e della sua sostanza, la sua concretezza.
Da lì in poi è stato tutto in evoluzione.
Passando dal Ristorante Vintage 1997 di Torino ( 1 Stella Michelin) dalla quale ho imparato la tradizione della cucina piemontese, vivendo anche l’anno d’oro delle olimpiadi invernali del 2006, entrando come commis ed uscendone da sous chef, ho imparato la costanza e la determinazione.
Che il cucinare è l’ultima cosa da imparare all’interno di una cucina, prima vengono l’organizzazione, la pulizia e la disciplina.
Mi sono dedicato poi alla cucina d’ambizione del ristorante Magorabin ( 1 Stella Michelin) nella quale la ricerca era la parola d’ordine.
Ho avuto l’onore di essere sous chef l’anno nella quale fu assegnata la Stella Michelin. Sono state le esperienze all’estero ad avermi fatto capire meglio ancora la direzione che il mio percorso avrebbe potuto prendere.
A Bangkok per esempio ho capito come all’interno di un grande Hotel internazionale, Lo Sheraton, viene vissuta la ristorazione e vista la cucina italiana.
A Pechino, durante le Olimpiadi del 2008 , collaborando con nutrizionisti sportivi, ho capito come anche un atleta, con rigide diete pre gara, non debba necessariamente rinunciare al godimento del palato.
E’ stato infine il mio ristorante,
il Ristorante Allegri, aperto con mia moglie nel 2012, a racchiudere in un unico pacchetto le mille esperienze, sheckerarle per bene, e creare quella che oggi è la mia identità, a definire il mio stile, a rispondere alla domanda:
Chi è Federico Allegri?
Ed è proprio questa mia identità che mi sono portato dietro durante la mia esperienza come private chef, accompagnando la famiglia per la quale lavoravo nei loro momenti più intimi a quelli più di rappresentanza e business. E qui arriviamo al punto:
Perché amo il mio lavoro?
Perché non mi annoia mai: le sue mille sfaccettature mi consentono di variare in continuazione e di avere una visione di insieme per intraprendere sempre percorsi nuovi ed aiutare chi invece ha idee e sogni da realizzare.